Tasse: concordato preventivo biennale (più largo) dal 2024, come funziona e quali sono i vantaggi.
Uno scambio tra contribuente e fisco, dove il primo si impegna a versare le tasse concordate con l’amministrazione e il secondo a non effettuare attività di accertamento. È questo il cuore del «concordato preventivo biennale» approvato definitivamente ieri dal consiglio dei ministri.
Il decreto legislativo, che attua uno dei punti fondamentali della legge delega di riforma del fisco, interessa la platea delle partite Iva soggette agli indici sintetici di affidabilità fiscale (Isa) e quelle che hanno aderito al regime forfettario con la flat tax del 15%.
In tutto si tratta di circa 4,1 milioni di lavoratori autonomi e piccole imprese. A questi contribuenti l’Agenzia delle entrate formulerà una proposta sulle imposte da versare nel biennio, sulla base dei dati già in possesso dell’amministrazione finanziaria (dichiarazioni pregresse, fatturazione elettronica, eccetera).
L’adesione al concordato.
I soggetti che accetteranno la proposta del fisco dovranno inviare entro il 15 ottobre 2024 la dichiarazione dei redditi per l’adesione al concordato ed entro il 30 novembre versare il secondo acconto 2024 integrato con l’eventuale differenza dovuta all’adesione stessa.
Nel biennio di validità dell’accordo con l’Agenzia delle entrate il contribuente sarà al riparo da accertamenti fiscali, salvo per fatti gravi che determinino la decadenza dal regime del concordato preventivo.
La modifica.
Nel varo definitivo del testo il governo ha accolto la richiesta del Parlamento di togliere dal provvedimento originario il requisito di un Isa pari ad almeno 8 su 10 per essere ammessi al concordato.
Una modifica importante visto che la soglia dell’affidabilità fiscale minima di 8 avrebbe escluso dal nuovo regime il 56% circa degli autonomi. Ora, invece, verranno ammessi tutti.
Basti pensare, come ha scritto il Sole 24 Ore, che mentre il reddito medio dichiarato da chi ha un Isa di almeno 8 è pari a circa 75 mila euro, quello di chi sta sotto si ferma a 23 mila. Il governo confida che la linea del dialogo porterà a un aumento della base imponibile e quindi del gettito (anche se per prudenza non è stato cifrato) mentre le opposizioni parlano di «regalo agli evasori».
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