Superbonus, crediti fiscali addio: cosa cambia con la scadenza del 31 marzo 2023.
“La stagione dei bonus 110% per tutti e di sconti o cessioni per un numero ampissimo di interventi non tornerà mai più“. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti mette una pietra tombale sul Superbonus 110% e per una ragione molto semplice: non ci sono i soldi. Ora, però, resta il problema di come aiutare famiglie e imprese che sono rimaste in mezzo alla tagliola del 16 febbraio scorso, quando il decreto legge ha sancito a partire dal giorno dopo il blocco totale di cessioni di credito e sconti in fattura.
Per infissi e caldaia si riapre lo sconto in fattura, ipotesi di proroga a giugno per le villette
Non c’è solo il termine legato alle villette. C’è una seconda scadenza che incombe venerdì 31 marzo: riguarda la cessione del credito e lo sconto in fattura. Le opzioni di cessione e sconto devono, infatti, essere comunicate all’agenzia delle Entrate prima di trasformare la detrazione in credito di imposta. Anche quest’anno il termine per comunicare le opzioni relative alle spese del 2022 (ma anche alle cosiddetta rate residue degli anni precedenti) era fissato per il 16 marzo.
La legge di conversione del decreto Milleproroghe ha, però, spostato in avanti questo termine, fino al 31 marzo. Ora il Parlamento nella conversione del decreto cessioni (relatore Andrea de Bertoldi di Fratelli d’Italia) però vuole mettere nero su bianco la possibilità di concedere più tempo ai contribuenti per la cessione. Il tutto pagando una sanzione di 250 euro.
La proroga per le villette
Per le villette, invece, arriva la proroga di almeno 3 mesi per fare i bonifici e avere così diritto al Superbonus 110% riservato, appunto, alle case unifamiliari. Il Governo avrebbe dunque dato semaforo verde per far slittare il termine tassativo, entro il quale dare comunicazione per l’opzione bonus edilizi e dunque concludere i lavori, al 30 giugno 2023. La modifica alla conversione del decreto che ha stabilito lo stop alle cessioni dei crediti relativi ai bonus è voluta da tutti i gruppi parlamentari.
La mozione dovrebbe recepire le indicazioni dell’esecutivo, dando parere favorevole alla soluzione individuata nei giorni scorsi dal relatore del decreto, Andrea de Bertoldi (Fdi), che consente di iscrivere il credito sulla piattaforma dell’Agenzia delle Entrate fin dal momento in cui viene preso in carico dalla banca.
La norma «salva infissi»
Arriva anche una norma «salva infissi» e «salva caldaie», che permetterà ai lavori in edilizia libera (installazione di infissi, caldaie e pompe di calore) di essere fatti ancora con lo sconto in fattura se acquirente e installatore produrranno un’autocertificazione che il contratto tra le parti è stato stipulato prima del 16 febbraio. Un’altra ipotesi allo studio riguarderebbe l’allargamento delle tempistiche per sfruttare il Superbonus come detrazione nella dichiarazione dei redditi.
Se il periodo di “rimborso” si allungasse a 10 anni, anziché gli attuali 4, i contribuenti parzialmente incapienti avrebbero più anni a disposizione sui quali spalmare l’agevolazione, recuperandola grazie a un tetto di capienza fiscale annuale più basso.
Ipotesi 10 anni per il rimborso Superbonus
Un’altra modifica riapre il diritto allo sconto in fattura per il Sismabonus, ma limitato all’area del dei 140 Comuni colpiti e danneggiati dal sisma in Centro Italia. Stessa cosa dicasi per Iacp e Onlus. Infine, il Governo potrebbe scegliere la via del “comunicato legge” e bypassare così le lungaggini necessarie a dar vita il decreto legge per quanto riguarda le comunicazioni delle cessioni dei crediti degli sconti in fattura realizzati nel 2022. L’obiettivo sarebbe far rientrare nella scadenza del 31 marzo anche quelle cessioni e quegli sconti che hanno avviato l’iter ma non si sono ancora concretizzati.
Cosa succede se si supera la scadenza
Facciamo un passo indietro. Chi va oltre il limite del 31 marzo, però, non perde tutto. Non rispettando la scadenza, infatti, viene meno solo la possibilità di cedere l’annualità 2022 (da utilizzare nel 2023). L’alternativa è portarla in detrazione nella dichiarazione dei redditi, laddove ovviamente ci sia capienza fiscale, le rate residue, invece, potranno essere cedute il prossimo anno.
A questa scadenza se ne somma un’altra, legata agli interventi agevolati con il super ecobonus. Per questi è previsto che, almeno cinque giorni feriali prima del termine del 31 marzo, sia presentata l’asseverazione relativa ai lavori realizzati sul portale dell’Enea. In questo modo, l’Agenzia per le nuove tecnologie e l’energia avrà tempo di trasmettere i dettagli degli interventi alle Entrate. Al momento della comunicazione delle opzioni di cessione e sconto, così, si potranno fare verifiche incrociate tra i dati delle Entrate e quelli dell’Enea. Questa seconda tagliola scade venerdì, il 24 marzo. E, in queste ore, proprio a causa dei termini in scadenza, arrivano da parte degli utenti diverse segnalazioni di rallentamenti nel caricamento dei documenti sul portale.
Problemi e possibili soluzioni
Il problema di queste prossime scadenze è che, a causa del prolungato blocco del mercato, molti committenti e fornitori non hanno trovato acquirenti ai quali cedere i loro crediti. Senza un contratto firmato di cessione, al momento, non è possibile comunicare l’opzione; quindi, di fatto, il termine di fine mese è per molti cittadini impossibile da rispettare, con il rischio di vedere sfumare un anno di sconto fiscale.
Per risolvere questo problema la commissione Finanze della Camera e il ministero dell’Economia stanno lavorando da diversi giorni su più fronti. Il primo è quello che dovrebbe consentire di comunicare l’opzione senza un contratto firmato, ma in presenza di una semplice istruttoria avviata. La novità è attesa in un emendamento e, successivamente, in un comunicato che consentirà di bruciare i tempi, facendo diventare di fatto la modifica operativa da subito. Il secondo fronte è amministrativo. A valle della modifica, infatti, sarà possibile cambiare anche le regole per la remissione in bonis, grazie a un’indicazione dell’agenzia dalle Entrate.
Riapertura dei termini con sanzione
Se, infatti, attualmente serve un contratto firmato entro il 31 marzo per accedere alla remissione, la riapertura dei termini con sanzione potrà scattare anche in presenza di un semplice impegno. Chi non arriverà in tempo per fine mese, allora, potrà versare 250 euro e completare la procedura entro il prossimo 30 novembre. Questo intreccio di scadenze così fitto si lega al calendario parlamentare, che appare altrettanto intricato. Il 22 marzo dovrebbero partire le votazioni che, stando agli obiettivi di partenza, si chiuderanno entro giovedì 23 marzo.
L’iter di conversione e i crediti bloccati
La settimana successiva, a partire da lunedì 27 marzo, il testo arriverà in Aula alla Camera per l’approvazione in prima lettura. A quel punto si passerà al Senato dove il testo approderà presumibilmente blindato. Il termine di conversione, comunque, è il 17 aprile: entro questa data, e probabilmente non molto prima, la legge di conversione arriverà in Gazzetta Ufficiale. Sul tavolo, infine, resta la questione dello sblocco della cessione dei crediti: sono ore febbrili per provare a risolvere il rebus che, a poche ore dalle votazioni, appare ancora aperto.
Dai parlamentari continua il pressing per ottenere il via libera alla proposta Abi-Ance, che prevede l’utilizzo di una quota degli F24 intermediati dalle banche per compensare crediti attualmente in pancia agli istituti, liberando così capacità fiscale.
È un’ipotesi sulla quale il Mef ha già espresso la sua contrarietà; per questo si sta facendo largo la controproposta di consentire alle banche, solo per i nuovi acquisti, di trasformare i crediti in titoli di Stato, laddove non sia possibile compensarli (anche se la sostenibilità, in termini di impatto sul debito, è tutta da valutare). Così resta anche una terza via: se non dovessero maturare modifiche normative, il Governo si affiderà alla moral suasion verso potenziali acquirenti che continua ad avanzare negli ultimi giorni.